IL SOGNO DI VINCENZO
ovvero la tragedia di Casamicciola (25 novembre 2022)
Versi e musica di Mauro Geraci
Roma, dicembre 2022
L’altro giorno, alla Rai, TG2 Post del 30 novembre 2022 (https://www.rainews.it/rubriche/tg2post/video/2022/11/TG2-Post-del-30112022-281d976c-94ca-4720-9042-beda0f796b6e.html), ho sentito l’attuale presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, giustificare l’attuale progetto governativo di riaprire l’iter per la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina che diventerebbe così “attrattore per altri investimenti strategici”. Lo faceva con un ragionamento che considero quantomeno indelicato e provocatorio nei confronti di quanti (a partire dalle vittime di Casamicciola) ogni giorno continuano a patire la carenza, la fatiscenza, l’inesistenza delle infrastrutture del Sud, in ogni settore, da quello dell’istruzione ai trasporti, da quello dei rifiuti agli interventi sempre declamati e mai realizzati per mettere, come si dice oggi, “in sicurezza” città, paesi, uomini e donne dai pericoli di smottamenti, frane, alluvioni, disastri ambientali, terremoti. E che dire della malasanità? E dei viadotti e ponti che crollano da Genova a Himera, ne vogliamo parlare? Occhiuto criticava chi (come me) ritiene scandalosa la costruzione del Ponte sullo Stretto, anche perché, soprattutto in un periodo di crisi nera e inflazione rossa come questo, bisognerebbe dare precedenza a opere ben più urgenti e necessarie che richiederebbero l’indirizzamento di tutti i finanziamenti del caso. Casamicciola è l’ultima tragedia che, in tal senso, canta da sola! dopo Sarno (su cui scrisse nel 1999 Franco Trincale https://www.youtube.com/watch?v=gjciJi0Aqho), Giampilieri e Scaletta Zanclea del 2009 (su cui scrissi io Fauci di fangu) e innumerevoli altre. Il presidente, tuttavia, faceva osservare come, negli anni Sessanta, prima di costruire l’autostrada Salerno-Reggio Calabria l’opinione diffusa in Italia fosse quella di non farla subito, dando così priorità ad altri investimenti ritenuti anche allora più urgenti. A suo avviso, specie nel Sud, ci saranno così delle cose sempre più urgenti da fare prima del fatidico e mirabile ponte. Ponte che, al contrario, per la violenza ambientale e mafiosa del suo giro d’impresa, mi ricorda Il ponte del diavolo studiato da Alfonso M. Di Nola, come il Ponte sulla Drina di Ivo Andrić e Il ponte a tre archi di Ismail Kadare, quali subdoli corridoi di sviluppo economico, d’unione e di pace rivelatesi complici dell’invasività, del dominio e della mafia ottomana, nella fattispecie. Trovo il ragionamento di Occhiuto agghiacciante proprio rispetto ai sogni che i meridionali continuano a nutrire, quelli di poter vivere in un Sud più organizzato e sicuro, con i soldi investiti laddove servono e non nei vortici neri, non dello Stretto che è e deve rimanere Azzurro, ma del Ponte. Secondo il consiglio di Occhiuto, Vincenzo, vittima di Casamicciola (forse più di quanto lo sono la moglie e il figlio oggi sepolti sotto il fango), dopo anni e anni di emigrazione nelle fabbriche tedesche più che una vita “normale” nella sua Ischia dovrebbe sognare, appunto, il Ponte sullo Stretto! Dai “consigli per gli acquisti” ai “consigli per i sogni”, grazie, grazie mille! “Consigli” che fanno di nuovo venire in mente il controllo onirico ottomano, ancora ben rappresentato da un capolavoro di Ismail Kadare, Il palazzo dei sogni. Per ciò mi piacerebbe sentire il parere dei morti e dei morti-vivi di Casamicciola, proprio sul ragionamento espresso l’altro giorno al TG2 Post dal presidente della Regione Calabria circa la ripresa di quest’opera sulla cui “eccezionalità” molto s’è detto e ancora si dirà, nei secoli dei secoli. Con l’invito a scrivermi, allora vi canto in questo breve video Il sogno di Vincenzo, ovvero la tragedia di Casamicciola (25 novembre 2022).
Testo
Il bed and breakfast l’aveva aperto
Vincenzo appena col figlio e la moglie,
dopo vent’anni di catena amara
in una fabbrica al nord, in Germania.
A Casamicciola era il suo sogno
nella casetta che il padre e la madre
gli avean lasciato ed ora giocondo
dava l’alloggio ai turisti del mondo.
Oggi il suo sogno è sepolto dal fango
assieme al figlio e alla moglie e lui è solo,
senza l’Italia, senza l’Europa,
senza lo Stato ed il ciel non c’è più.
Per giunta c’è chi stringendolo al petto
gli dice: “Scorda quel sogno che fu.
Presto faremo il Ponte sullo Stretto
se tu lo sogni ti tiri un po’ su”.
Il sogno di Vincenzo è stata inserita dalla rivista
Il Cantastorie on line (https://www.rivistailcantastorie.it/notizie-dalla-rete-e-dintorni/),
come nell’ultimo numero (dicembre 2022) del Notiziario
del Circolo Gianni Bosio (http://www.circologiannibosio.it/)
che ringrazio di cuore. Grazie!
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